Arch. Massimo Roj, CEO e Founder di Progetto CMR
Progetto CMR è oggi fra le prime società di progettazione integrata in Italia e nel 2024 celebra 30 anni di attività. Come si arriva a questo importante traguardo?
La chiave è il lavoro in team: l’ho appreso sin dal tempo in cui ero studente al Politecnico. Studiavo spesso con Marco Ferrario, io architettura e lui ingegneria. Ci si completava tra noi. Ferrario sarebbe poi diventato, insieme con Antonella Mantica, mio partner in Progetto CMR.
Devo anche aggiungere che negli anni della mia formazione come architetto, ho avuto la fortuna di avere maestri come Franca Helg con cui ha fatto anche il dottorato di ricerca, e come l’architetto Luigi Giffone, laureato a Chicago con Mies van der Rohe. In particolare, Luigi Giffone aveva la grande capacità di insegnarmi senza che me ne accorgessi: a 26 anni ho lavorato alla progettazione e realizzazione del centro di ricerca Olivetti di Bitritto a Bari pensando di averlo disegnato io, ma solo dopo 15 anni ho realizzato che la mente era lui e io la sua matita e il suo braccio. Penso che sia stato una grande lezione, che porto con me e che mi impegno a trasmettere nel lavoro quotidiano in Progetto CMR: per arrivare a un buon risultato è fondamentale che ogni membro del team si senta coinvolto in prima persona tanto da sentirsi l’artefice del lavoro, come sono stato io da giovane architetto.
Proprio in quegli anni di lavoro tra Bari e Mogliano Veneto per un gruppo anglosassone specializzato in pianificazione di spazi di lavoro, ho potuto toccare con mano cosa volesse dire progettare per chi doveva poi effettivamente vivere gli spazi, il cliente, e quanto fosse importante capire le sue esigenze per impostare il progetto verso la giusta direzione. Nel 1993, quando ho chiesto di diventare socio, la profonda crisi dell’economia internazionale ha giocato a mio svantaggio, ma mi ha anche dato l’opportunità di scegliere di intraprendere la mia strada, la nostra strada: con Antonella Mantica e con Corrado Carruso abbiamo deciso di proporre un servizio diverso, che all’ora non esisteva sul mercato, basato su competenze specifiche e allo stesso tempo integrate, così nel 1994 è nata Progetto CMR, la prima società di progettazione integrata.
Da quel momento è cominciato un processo di crescita graduale, fino a quando abbiamo raggiunto il numero delle 30 persone e abbiamo capito che era diventato difficile controllare il processo progettuale e allora abbiamo deciso di certificare la qualità del nostro lavoro, essendo i primi nel nostro settore a ottenerlo nel 1996.
Nel 1997 uno sviluppatore romano ci chiese quale fosse il futuro della progettazione e noi, dopo 9 mesi di ricerca, abbiamo risposto che era la sostenibilità e abbiamo continuato a lavorare in questa direzione. Ancora oggi mi piace dire che sto studiando per diventare architetto, si impara ogni giorno dagli sbagli, dai successi, dai colleghi, dai clienti.
Dalla fine degli anni ’90 la crescita è avvenuta prima in Italia, a Milano e a Roma, spinta dall’arrivo del real-estate in Italia con i grandi investitori internazionali. Ci siamo fatti trovare pronti grazie alla specializzazione maturata nell’office space planning, che permette di lavorare velocemente riducendo i costi. Sono arrivati così gli incarichi che ci hanno permesso di intervenire su importanti Head Quarters, dimostrando la nostra capacità di essere i giusti interlocutori per questa realtà internazionali fino al traguardo di oggi che tocca i 7,5 milioni di metri quadrati realizzati nel settore ufficio.
Da quel momento è partita anche la nostra corsa verso l’estero: prima la Spagna, poi la Grecia per le Olimpiadi, e la Turchia. Il 2000 è l’anno del grande salto in Cina, dove è stato possibile passare dall’office space planning all’urban planning, e lì siamo riusciti a dare spazio a un pensiero più profondo, quello della città policentrica: una nucleo ben connesso al resto dove tutte le funzioni esistono (dal lavoro allo sport fino all’istruzione, dal residenziale al verde, dagli uffici ai servizi commerciali) per incrementare la qualità di vita delle persone che vi abitano riducendo in primis il terribile fenomeno del commuting quotidiano, capace di rubare alle persone anche tre ore al giorno di vita.
Nel primo decennio degli anni 2000 siamo tornati in Italia e grazie al bagaglio maturato della Cina il mercato italiano ci percepiva ormai come player in grado di operare sulla realizzazione di edifici capaci di modellare l’orizzonte urbano: penso alle Torri Garibaldi a Milano, progettate nel 2007 e completate nel 2010, le prime green towers con sistemi innovativi, dalla geotermia al solare fino al fotovoltaico.
È stato un passaggio determinante: raccogliere l’esperienza in Asia per portarla in Italia. Oggi ci sono 8 società in un Gruppo, Progetto CMR International, che offre la progettazione integrata grazie a realtà che hanno competenze specifiche. Crediamo fortemente nella specializzazione e del metodo inside out: ogni città ha il suo progetto e ogni progetto ha la sua città. Non possiamo pensare di progettare gli stessi manufatti per ogni circostanza e contesto. Ripeto spesso che noi siamo tecnici che permettono di realizzare il sogno del cliente: non dobbiamo imporre la nostra visione, ma essere dei bravi sarti dell’architettura ogni volta capaci di confezionare l’abito progettuale su misura rispetto alle aspettative e alle necessità del cliente.
Ripensando alla storia di Progetto CMR nato dall’incontro di tre professionisti con esperienza internazionale, quali sono stati i traguardi raggiunti più significativi per lei?
Il primo traguardo, sembra una contraddizione dirlo, ma è stata proprio la nostra visione iniziale di essere una società di progettazione integrata, non un semplice studio di architettura. Oggi in Italia la maggior parte di questi studi sono autoriali, sparisce il fondatore e scompare tutto, e questo è frutto del peccato originale dell’architetto che è bloccato dall’ego personale. Su questo ho scritto il libro Less Ego, More Eco: meno egocentrismo e più visione collettiva per evitare lo sfascio del nostro mondo.
Un altro importante traguardo è stata la Cina, e il lavoro in Asia che ci ha permesso di tornare in Italia e di proporci al mercato come interlocutori per la progettazione e realizzazione di interventi su scala urbana, e penso di nuovo alle Garibaldi Towers, da lì è storia fino a oggi: nel 2022 abbiamo chiuso un fatturato consolidato a oltre 40 milioni di euro e stiamo continuando a crescere.
Nel 2024 Progetto CMR celebra 30 anni di attività e fa capo a Progetto CMR International, la holding delle società appartenenti al Gruppo Progetto CMR – Sportium, Progetto Design&Build, Bimfactory, Progetto DVA, Agevola 360, Dontstop Architettura, InFire – attive nell’ambito dell’architettura, dell’ingegneria, del design, della realizzazione di spazi e della consulenza specialistica.
Oltre a questo, farei parlare i numeri: 139 lavori attivi tra commesse aggiudicate e progetti in diverse fasi di lavorazione, 25 cantieri attivi, fra i quali il Villaggio Olimpico in Porta Romana per i giochi invernali Milano-Cortina 2026, il nuovo dipartimento di Medicina dell’università di Udine, l’Harmonic Innovation Hub di Entopan a Tiriolo (CZ), e tra quelli in programma la nuove sede del gruppo Tinexta a Roma. Oltre all’headquarter in via Franco Russoli 6 a Milano, si contano 7 sedi a Roma, Atene, Istanbul, Beijing, Hanoi, Ho Chi Minh City, Jakarta. Siamo partner di EAN – European Architect Network – network internazionale di società di progettazione – e ci avvaliamo di un team multidisciplinare di oltre 250 professionisti di 20 diverse nazionalità. Con un portfolio di oltre 4.000 progetti nazionali e internazionali realizzati e con oltre 40 milioni di mq costruiti, penso che la società abbia dimostrato la capacità di spaziare dal punto di vista geografico (progetti da Italia a Cina per un totale di 8 nazioni, quali l’Italia, la Spagna, la Grecia, l’Egitto, la Turchia, la Cina, l’Indonesia, il Vietnam) della tipologia funzionale e della scala progettuale: dal masterplan agli uffici, dall’ospedale all’impianto sportivo.
Abbiamo letto questa sua citazione “quando si lega il passato al presente il nuovo si integra con naturalezza e crea scenari futuri di grande armonia” che messaggio vuole trasmettere?
Credo che ogni progetto di architettura si debba relazionare in maniera specifica con il contesto in cui dovrà essere inserito e che non possa mai essere calato dall’alto, al contrario dovrà legarsi alle caratteristiche specifiche del luogo, valorizzandone e rispettandone la memoria. Allo stesso tempo, però, ogni progetto – dal latino pro-jectare gettare avanti – innesca una trasformazione migliorando le condizioni dello spazio che lo accoglierà. L’attenzione al fatto che passato e presente si combinano con l’innovazione in maniera armonica segna la direzione dell’operato di Progetto CMR.
Qual è oggi la sua visione della città e come vede l’evoluzione della stessa?
Vedo come unico modello percorribile quello della Città policentrica, formata da distretti virtualmente autosufficienti dal punto di vista dell’offerta dei servizi – dalla scuola all’ospedale, dai servizi commerciali alle residenze fino al verde e ai luoghi di intrattenimento e cultura – ma collegati tra loro in modo efficiente.
Devo dire però che questa, appena descritta, non è solo una visione, ma si è trasformata in una proposta metodologica “Rigenerare la città” che nel 2021 ho presentato, insieme a partner come l’Ing. Gianni Verga e l’Avvocato Antonio Belvedere, alle Istituzioni locali. Siamo partiti da una riflessione sulle sfide principali contenute nel PGT “Milano 2030: tutela ambientale, diritto alla casa, ricucitura dei rapporti fra centro e periferie”. Da lì è scattata la molla per mettere in atto la proposta per un processo di rigenerazione urbana che porti valore e benessere ai cittadini coinvolti in questo percorso innovativo e virtuoso.
In primis, abbiamo realizzato uno studio sulle periferie cittadine milanesi per arrivare all’elaborazione di un modello che sia applicabile su scala nazionale attraverso le leve della riqualificazione e della densificazione. Analizzando sette quartieri di edilizia popolare – Comasina, Vialba e Quarto Oggiaro, San Siro, Giambellino-Lorenteggio-Inganni, Sant’Ambrogio, Stadera e Corvetto – che richiedono cospicui interventi di riqualificazione strutturale e che presentano difficoltà sociali dovute agli scarsi servizi, ancora più scarsi spazi verdi in un contesto di forte marginalità, ci siamo accorti che queste aree presentano un alto potenziale di sviluppo dato dai collegamenti infrastrutturali con il resto della città. Questi casi sono rappresentativi di molte delle realtà italiane e la metodologia è quindi applicabile ai più diversi contesti urbani del nostro Paese. Il caso pilota di applicazione della nuova metodologia è stato sviluppato per il quartiere di Edilizia Residenziale Pubblica di San Siro, nella zona compresa tra Piazzale Selinunte e Piazzale Segesta. Un quartiere realizzato negli anni Trenta, fortemente degradato e con un livello di servizi inadeguato, ma con un grande potenziale e a 700 metri di distanza da CityLife, una delle aree più rinomate della Città, che potrebbe trasformarsi in un distretto polifunzionale aperto alle più differenti classi sociali: un quartiere che porta un nuovo concetto di abitare sostenibile e aggregante. Per tutti.
La parola d’ordine, allora, deve essere densificazione: si tratta di progettare “verso l’alto” per risparmiare sul consumo di suolo, ricavando nuovi spazi per aree verdi comuni, ma anche sfruttare meglio le infrastrutture esistenti come trasporti, strutture sanitarie, scuole. In quell’area oggi gli edifici sono generalmente composti da 4/5 piani: la proposta prevede di raggiungere gli 8/10 piani, come già si vedono diversi esempi in Città, per elevarsi ulteriormente sull’asse principale, che è pensato per le funzioni amministrative, ricettive e alcune residenze. In più, il rinnovamento del patrimonio edilizio e l’insediamento di nuovi servizi permetterebbe di ostacolare i processi di “ghettizzazione”, favorendo un mix sociale eterogeneo, verso quel modello di città policentrica che prima citavo. Tutto questo è stato studiato per essere realizzato a zero spese da parte delle Istituzioni pubbliche ma grazie all’intervento del privato, in un dialogo virtuoso tra le parti. Come già ribadito, noi restiamo a disposizione delle Istituzioni e di chi vorrà credere in questo modello concreto di rigenerazione urbana ma anche, e soprattutto, sociale.
In questo scenario, come vede lo sviluppo di Progetto CMR per i prossimi anni?
Progetto CMR continua nel solco dell’integrazione di competenze specialistiche, nel rispetto della specificità di ognuna di queste. Nel mio caso, credo che oggi che la figura dell’architetto demiurgo non possa più esistere, al suo posto vedo una figura competente con un orizzonte ampio di conoscenze ma anche con una sua precisa specializzazione, come per me è l’ambito dell’office space planning. Mi piace pensare che ci sia un lavoro di squadra, perché l’unione fa la forza. Ho un’immagine in testa: in un’orchestra ci sono tanti musicisti e ognuno di questi suona bene il suo strumento, ma se arriva un direttore capace di valorizzare e allo stesso tempo integrare l’apporto di ognuno ne scaturisce una melodia armoniosa.
Questa la direzione che Progetto CMR sta già percorrendo per andare incontro al suo futuro: a inizio 2024 si è unito a noi il Dott. Gabriele Cerminara e ha assunto il ruolo di General Manager della Holding Progetto CMR International. Un professionista abituato a gestire situazioni di alta complessità – con alle spalle 25 anni di esperienza nell’alta direzione d’azienda, in contesti internazionali e società quotate in ambito immobiliare, telecomunicazione, bancario e revisione contabile – che dovrà guidare la transizione della holding verso l’assetto di società di servizi interni per le altre realtà del Gruppo: da legal al marketing e alla comunicazione, dall’information tecnology al controllo degli aspetti finanziari ed economici. L’obiettivo è che i 250 professionisti che compongono le singole società possano concentrarsi nello svolgere il proprio lavoro di architetti, designer e ingegneri, come se facessero parte di differenti botteghe di alto artigianato con una verticalità, ma gestiti in modo manageriale per essere liberi di concentrarsi nel dare il loro apporto creativo.
Wht’s next? Teniamo gli occhi aperti verso l’estero: l’Africa, L’Europa e l’Arabia Saudita. Allo stesso tempo rafforziamo la nostra presenza nei mercati in cui già siamo presenti con business unit dedicate: Office Space Planning, Interior Design, Building Design e Urban Planning, Industrial Design, Retail, Healthcare, Education con un affondo sulla progettazione e realizzazione di università e studentati, e Project Construction Management, e qui penso al nostro track record dal nuovo campus Bocconi di Milano fino al più grande centro di ricerca biomolecolare di Palermo. Per chiudere, continua la nostra crescita attraverso merge e acquisition in settori specifici come ingegneria energetica e impiantistica, e nel settore alberghiero.
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Arch. Massimo Roj
Ceo and Founder Progetto CMR
www.progettocmr.com
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