Una richiesta sempre più numerosa, tempi record per affittare e una spinta verso l’alto dei canoni di locazione: queste le caratteristiche salienti del mercato degli affitti in Italia.
Il 2022 ha segnato per il mondo degli affitti un vero e proprio ritorno ai livelli pre-covid: studenti fuori sede e trasfertisti, che nei mesi immediatamente successivi allo scoppio della pandemia avevano svuotato le case, sono tornati in massa a cercare soluzioni abitative in affitto; a queste categorie di inquilini, poi, si sono aggiunte quelle famiglie che, con il rialzo dei tassi dei mutui, hanno incontrato maggior difficoltà nell’accedere all’acquisto della prima casa. Questi fenomeni, insieme alla sempre maggior propensione delle giovani generazioni a orientarsi verso il mercato dell’affitto per soddisfare le proprie esigenze abitative, almeno per il primo periodo della loro vita indipendente, fuori cioè da casa di mamma e papà, hanno spinto la domanda di case da affittare nel 2022 a livelli in alcuni casi addirittura superiori rispetto a quelli del 2019.
Una domanda che l’offerta disponibile non è in grado di soddisfare, con effetti diretti su altri due fattori chiave del mercato: tempi e valori.
I tempi per affittare un’immobile hanno toccato il loro minimo storico: sono serviti nel 2022, in media, appena 1,2 mesi per affittare casa, tempo ulteriormente ridotto a un solo mese in caso di abitazioni in centro.
Per quanto riguarda i valori, i canoni di affitto abitativi hanno continuato la loro risalita, registrando per il 2022 un incremento medio del 5,2%, portando il valore medio del canone richiesto in Italia a 618 euro, 31 euro in più rispetto all’anno precedente.
Quasi tutte le città mostrano il segno più davanti alla variazione dei canoni di affitto: fra le variazioni più significative Milano (+15%), Bologna (+13%) e Firenze (+12%). A calmierare almeno in parte l’aumento dei canoni, che avrebbe potuto essere ancora più significativo, è stato il sempre maggior ricorso ai contratti a canone concordato. Le formule contrattuali con canone a libero mercato, prive di particolari agevolazioni fiscali, sono state infatti scelte in meno del 25% dei casi.
Nel 76,7% dei casi i proprietari hanno scelto contratti a canone concordato e hanno così potuto usufruire delle importanti agevolazioni fiscali riservate a chi adotta questa tipologia contrattuale: cedolare secca al 10% e sconto IMU del 25%.
A cambiare è stato anche il peso reciproco delle 3 forme di contratto a canone concordato: si è ridotto il ricorso dei contratti transitori (13,5% del totale contratti, -7 punti percentuali), in favore dei contratti 3+2 (44,7%, in crescita di 4,3 punti percentuali) e dei contratti transitori per studenti universitari fuori
sede (18,5%, in crescita di poco più di 3 punti percentuali).
Francesca Cantoni
Responsabile Franchising
Solo Affitti S.p.A.
francesca.cantoni@soloaffitti.it
www.soloaffitti.it
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