Torniamo a parlare di Imu, visto che resta il tema caldo del momento. La prima scadenza è fissata per il prossimo 16 giugno, ma i criteri per stabilire l’ammontare del pagamento, i continui cambiamenti in corso al Parlamento e la riforma del Catasto, che prende il via proprio in questi giorni, stanno cambiando ancora le carte in tavola.
Le ultime modifiche
I chiarimenti arrivano proprio nelle ultime ore. Un emendamento al dl, appena depositato alle Commissioni Bilancio e Finanze, definisce in corsa le modalità di pagamento: l’acconto di giugno (pari al 50% della spesa totale) si pagherà considerando le aliquote di base e la detrazione previste per la prima abitazione. La seconda rata, invece, verrà versata saldando il totale dovuto per l’intero anno, con un conguaglio sulla prima rata.
Entro fine luglio, poi, il governo provvederà – basandosi sulle entrate che l’Imu produrrà con la prima rata – a modificare aliquote e detrazioni per garantire il raggiungimento degli introiti previsti. I Comuni avranno tempo fino a fine settembre per deliberare in merito alle loro aliquote.
Come calcolare l’Imu
Le proteste dei Caf (i Centri di Assistenza Fiscale, a cui i cittadini si rivolgono per il pagamento dei tributi), che chiedevano chiarimenti entro Pasqua, sono state accolte, finalmente capiamo come pagare l’Imposta Municipale Unica. I calcoli, a questo punto, sembrano semplici: i proprietari degli immobili residenziali calcoleranno l’importo dovuto moltiplicando la rendita catastale (con una rivalutazione del 5%) per 160, applicando l’aliquota di base – pari al 4 per mille se è una prima casa, 7,6 in caso contrario (le delibere dei Comuni e le loro modifiche, per ora, non fanno testo) – e togliendo le detrazioni standard: come abbiamo già scritto, è possibile detrarre 200 euro e poi 50 euro per ogni figlio a carico minore di 26 anni. Il risultato, infine, va dimezzato. La prima tranche va pagata a giugno, la seconda a dicembre, tenendo conto delle aliquote che il Comune a cui fa riferimento l’immobile avrà nel frattempo stabilito con certezza. Come abbiamo detto prima, resta poi l’incognita “luglio”: aliquote e detrazioni potranno essere modificate dal Governo.
Se in tanti già piangono per il pagamento imminente, l’IMU sarà più leggera per alcune categorie di immobili: in primis, le case popolari e gli immobili comunali, che saranno esenti da pagamento; poi i fabbricati inagibili e le dimore storiche (che riceveranno uno sconto del 50%).
La riforma del catasto
È solo questione di ore l’approvazione della riforma del catasto, che da più parti viene definita “rivoluzionaria”. In realtà, salvo sorprese dell’ultimo momento, quello che si prospetta è solo l’applicazione dell’Imu in base ai metri quadri dell’immobile, e non più rispetto ai vani catastali. Un tentativo, questo, di ridurre le disparità che oggi si riversano sulla considerazione del patrimonio immobiliare del nostro Paese, che vede immobili centrali accatastati come immobili di poco conto (pensiamo a molti loft, ormai abitazioni di pregio) o, di contro, abitazioni penalizzate dalla divisione interna in molti vani.
Il problema nasce per il fatto che, una volta costruito l’immobile, non viene quasi mai modificata la sua classificazione, anche se la struttura cambia “pelle”, trasformandosi. La riforma prevede, inoltre, l’aggiornamento dei valori degli immobili in base ad aree territoriali omogenee, come quelle del quartiere. Un’altra modifica non confermata, ma prevedibile, riguarderà le categorie catastali: se le attuali sembrano decisamente superate (visto che 7 case su 10 sono accatastate come A/2 e A/3, anche se hanno valori decisamente diversi) è probabile che verrà introdotta una classificazione più semplice, che distingua le case dai palazzi, le abitazioni di lusso dagli immobili più poveri e così via. Una volta rimessi in ordine questi criteri, si andrà a ricalcolare la tassazione.
Vista l’esigenza di ben tre fasi distinte, non è difficile intuire tempi lunghi per ultimare la riforma del catasto. Previsioni abbastanza attendibili parlano di almeno due anni di tempo per ultimare il lavoro dei tecnici del catasto.
Fonte: articolo di Vittoria Giannuzzi da immobiliare.it del 03/04/2012